Minggu, 21 Juni 2009

CON GLI UOMONI DEL MARE



Ansensius Guntur
(Artikel ini sudah di muat di majalah Scalabriniani)

Me and Pierre Onel

With the Seafarers in the ship

Il tempo liturgico dell'Avvento che ci prepara alla Nascita del Redentore è sempre un tempo privilegiato per i credenti, ma è altrettanto e direi con maggior enfasi un tempo che si rinnova nel profondo dell'animo del marinaio ogniqualvolta si avvicina all'arrivo a qualche porto. Perché a terra, nell'animo del marinaio, si risvegliano cumuli di sentimenti, di ricordi, lontani nel tempo e nello spazio: famiglia, parenti, amici, infanzia. È una primavera di sentimenti e di ricordi come la primavera campestre dopo il duro inverno.
Una primavera che ho cercato di interpretare e di vivere con Pierre Onel Féliatus, mio confratello e compagno di studio, nel porto di Civitavecchia come una delle nostre prime esperienze pastorali alla vigilia ormai prossima di consacrare interamente la nostra vita al servizio dei fratelli migranti e dei marinai. Allo scopo ci siamo uniti ai volontari della Stella Maris locale, dove abbiamo incontrato vari membri dell'equipaggio delle diverse navi.
Al porto romano arrivano quotidianamente navi mercantili e da crociera, vere città galleggianti. Ad accogliere soprattutto i marinai e gli addetti all’equipaggio sono sempre pronti e solleciti i volontari della Stella Maris, diretta da P. Arthur Jeziorek e Massimiliano de Grado, per offrire loro piccoli ma importanti servizi. Oltre all'accoglienza è rivolto loro l'invito di trascorrere qualche sereno e piacevole momento presso il centro, una "casa lontana da casa", come sono soliti chiamarlo, e dove nella conversazione amena e nei piccoli servizi offerti (carte telefoniche, internet, ecc.) sboccia senza preamboli una vera atmosfera familiare, di cui sentono una pressante necessità, cosa che non possono sentire ed avere durante i lunghi giorni di viaggio in mare. L'incontro con i volontari e con il cappellano rappresenta per loro un incontro con il Signore che li fa sentire meno lontani dalla famiglia.
            Non tutti i marinai o altri addetti ai vari servizi hanno la possibilità di scendere a terra per la brevità della permanenza in porto delle navi. Sono allora i volontari a salire a bordo, offrire loro i piccoli servizi utili  (carte telefoniche, cellulari, chiavetta per internet, bibbie, rosari, etc), ma soprattutto una parola di gioia e di speranza, spesso, a causa della lingua, trasmessa con il linguaggio dell'amore e della fraternità, con un sorriso, con un abbraccio e tanti gesti di cortesia. La gioia di questo incontro si trasmette da cuore a cuore, anche ai volontari perché è sempre certo che chi dà infine riceve moltiplicato. Ma anche noi torniamo con una carica altrettanto moltiplicata per il nostro ideale missionario.
            Una delle ultime visite realizzate al porto di Civitavecchia è stata la nave Costa Concordia, allora in partenza per una delle crociere precedenti al tragico naufragio avvenuto la sera del 13 gennaio 2012. L’urto contro gli scogli, a 500 metri dal porto dell'Isola del Giglio, ha provocato uno squarcio di 70 metri nello scafo e causato diversi morti, feriti e dispersi e costretto all'evacuazione delle 4.229 persone, di cui oltre 3 mila i passeggeri e oltre mille i componenti dell’equipaggio, che si trovavano a bordo. La nave ora, inclinata di circa 80 gradi su una secca di Punta Gabbianara, è freddo testimone del tragico evento. Ricordo che durante la nostra visita ci siamo intrattenuti in amena conversazione con varie persone dell’equipaggio, le stesse che nella crociera seguente hanno dovuto portare soccorso agli oltre 3 mila passeggeri. I giorni seguenti al tragico evento, ci siamo recati, a Roma e a Civitavecchia, a visitare vari di loro, di nazionalità diverse. Abbiamo portato loro indumenti e soprattutto una parola di speranza. Abbiamo ascoltato i loro racconti e in ognuno abbiamo percepito la loro sofferenza, la preoccupazione per l’avvenire e l’orgoglio, non certo per il tragico epilogo della loro nave, ma perché erano stati artefici in prima persona e non badando tanto a se stessi, dell’incolumità di tantissimi passeggeri.
A Roma e a Civitavecchia, i volontari della Stella Maris, il responsabile dell’Apostolato del Mare Mondiale del Pontificio Consiglio per i Migranti e gli Itineranti, P. Bruno Ciceri, con alcuni seminaristi Scalabriniani, si sono adoperati nell’accoglienza di membri dell’equipaggio di varie origini, bisognosi di sostegno psicologico e necessità materiali (vestiti, medicine, scarpe ecc.) avendo perso tutto ciò che avevano.
Le nostre prime esperienze con gli uomini del mare intendono essere i primi passi della nostra ormai prossima consacrazione missionaria, che ci porterà, seguendo le orme del Beato Fondatore, per le vie di quel complesso mondo dei migranti e degli uomini di mare.

With the Crews of Costa Concordia

With the Chaplain on board

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Migrants would constitute the fifth most populous country in the world

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Estimated remittances sent by migrants in 2009

Estimated remittances sent by migrants to developing countries in 2009

Internally displaced persons in the world in 2009

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