Ansensius Guntur
(Artikel ini sudah di muat di majalah Scalabriniani)
Me and Pierre Onel |
With the Seafarers in the ship |
Il tempo liturgico dell'Avvento che ci prepara alla Nascita del Redentore è
sempre un tempo privilegiato per i credenti, ma è altrettanto e direi con
maggior enfasi un tempo che si rinnova nel profondo dell'animo del marinaio ogniqualvolta
si avvicina all'arrivo a qualche porto. Perché a terra, nell'animo del marinaio,
si risvegliano cumuli di sentimenti, di ricordi, lontani nel tempo e nello
spazio: famiglia, parenti, amici, infanzia. È una primavera di sentimenti e di
ricordi come la primavera campestre dopo il duro inverno.
Una primavera che ho cercato di interpretare e di vivere
con Pierre Onel Féliatus, mio confratello e compagno di studio, nel porto di Civitavecchia
come una delle nostre prime esperienze pastorali alla vigilia ormai prossima di
consacrare interamente la nostra vita al servizio dei fratelli migranti e dei
marinai. Allo scopo ci siamo uniti ai volontari della Stella Maris locale, dove
abbiamo incontrato vari membri dell'equipaggio delle diverse navi.
Al porto romano arrivano quotidianamente navi mercantili
e da crociera, vere città galleggianti. Ad accogliere soprattutto i marinai e
gli addetti all’equipaggio sono sempre pronti e solleciti i volontari della
Stella Maris, diretta da P. Arthur Jeziorek e Massimiliano de Grado, per
offrire loro piccoli ma importanti servizi. Oltre all'accoglienza è rivolto
loro l'invito di trascorrere qualche sereno e piacevole momento presso il
centro, una "casa lontana da casa", come sono soliti chiamarlo, e
dove nella conversazione amena e nei piccoli servizi offerti (carte
telefoniche, internet, ecc.) sboccia senza preamboli una vera atmosfera
familiare, di cui sentono una pressante necessità, cosa che non possono sentire
ed avere durante i lunghi giorni di viaggio in mare. L'incontro con i volontari
e con il cappellano rappresenta per loro un incontro con il Signore che li fa
sentire meno lontani dalla famiglia.
Non tutti i marinai o
altri addetti ai vari servizi hanno la possibilità di scendere a terra per la
brevità della permanenza in porto delle navi. Sono allora i volontari a salire
a bordo, offrire loro i piccoli servizi utili (carte telefoniche, cellulari, chiavetta per
internet, bibbie, rosari, etc), ma soprattutto una parola di gioia e di
speranza, spesso, a causa della lingua, trasmessa con il linguaggio dell'amore
e della fraternità, con un sorriso, con un abbraccio e tanti gesti di cortesia.
La gioia di questo incontro si trasmette da cuore a cuore, anche ai volontari
perché è sempre certo che chi dà infine riceve moltiplicato. Ma anche noi torniamo
con una carica altrettanto moltiplicata per il nostro ideale missionario.
Una
delle ultime visite realizzate al porto di Civitavecchia è stata la nave Costa
Concordia, allora in partenza per una delle crociere precedenti al tragico
naufragio avvenuto la sera del 13 gennaio 2012. L’urto contro gli scogli, a 500 metri dal porto dell'Isola del
Giglio, ha provocato uno squarcio di 70 metri nello scafo e
causato diversi morti, feriti e dispersi e costretto all'evacuazione delle
4.229 persone, di cui oltre 3 mila i passeggeri e oltre mille i componenti
dell’equipaggio, che si trovavano a bordo. La nave ora, inclinata di circa 80
gradi su una secca di Punta Gabbianara, è freddo testimone del tragico evento.
Ricordo che durante la nostra visita ci siamo intrattenuti in amena
conversazione con varie persone dell’equipaggio, le stesse che nella crociera
seguente hanno dovuto portare soccorso agli oltre 3 mila passeggeri. I giorni
seguenti al tragico evento, ci siamo recati, a Roma e a Civitavecchia, a
visitare vari di loro, di nazionalità diverse. Abbiamo portato loro indumenti e
soprattutto una parola di speranza. Abbiamo ascoltato i loro racconti e in
ognuno abbiamo percepito la loro sofferenza, la preoccupazione per l’avvenire e
l’orgoglio, non certo per il tragico epilogo della loro nave, ma perché erano
stati artefici in prima persona e non badando tanto a se stessi, dell’incolumità
di tantissimi passeggeri.
A Roma e a Civitavecchia, i volontari della Stella Maris, il
responsabile dell’Apostolato del Mare Mondiale del Pontificio Consiglio per i
Migranti e gli Itineranti, P. Bruno Ciceri, con alcuni seminaristi
Scalabriniani, si sono adoperati nell’accoglienza di membri dell’equipaggio di
varie origini, bisognosi di sostegno psicologico e necessità materiali
(vestiti, medicine, scarpe ecc.) avendo perso tutto ciò che avevano.
Le nostre prime esperienze con gli
uomini del mare intendono essere i primi passi della nostra ormai prossima
consacrazione missionaria, che ci porterà, seguendo le orme del Beato
Fondatore, per le vie di quel complesso mondo dei migranti e degli uomini di
mare.
With the Crews of Costa Concordia |
With the Chaplain on board |
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